EUTEKNE PROFESSIONI
Per funzionare, la comunicazione richiede attenzione e ascolto dell’altro
Comunicare bene permette di evitare tensioni e conflitti che sono fonte di costi affettivi ed economici e fa risparmiare tempo
Emanuela BARRERI
Una cattiva comunicazione può causare incomprensioni e inefficienze, che comportano costi affettivi ed economici.
Nelle organizzazioni complesse in cui viviamo prendersi cura della comunicazione sta diventando una priorità, perché una comunicazione non efficace causa inevitabilmente costi legati a equivoci e malintesi, a lavori da rifare, a errori, a clienti insoddisfatti e anche al nascere di conflitti. Anzi, alla base dei conflitti c’è molto spesso un problema di comunicazione.
Molte volte non ci rendiamo conto dell’importanza del comunicare perché per la fretta o per mancanza di attenzione pensiamo che il nostro compito si esaurisca nel dire quello che vogliamo dire, indipendentemente da che cosa l’altra persona abbia compreso. E in ogni caso pensiamo che se l’altra persona non è riuscita a comprendere quello che volevamo dire è colpa sua, certamente non nostra.
La comunicazione invece non si esaurisce nel momento in cui esprimiamo il nostro pensiero, ma richiede che l’altra persona, quella con la quale stiamo parlando, comprenda quello che vogliamo dire.
La comunicazione è quindi un processo circolare che richiede attenzione e ascolto, che non termina nel momento in cui abbiamo finito di parlare. Spesso confondiamo la comunicazione col dare informazioni, crediamo che sia sufficiente dire le cose lasciando all’altra persona il compito e la responsabilità di comprendere cosa abbiamo detto.
Nella comunicazione l’ascolto è invece parte integrante e fondamentale del processo: non solo il semplice ascolto, ma l’ascolto “attivo”, quel sentire l’altro al di là delle singole parole. È necessario cogliere il tono della voce, la gestualità, la postura del corpo, le pause, i si- lenzi e anche stare in ascolto delle parti emozionali, stabilire una connessione con l’altro che ci consenta di cogliere che cosa ha veramente percepito.
Non è magia, ma è saper “sentire” le altre persone, cogliendo quello che è veramente stato recepito rispetto a quello che volevamo dire, cogliendo le sfumature de- gli sguardi, del detto e del non detto.
Ci sono volte in cui non ascoltiamo l’altro perché siamo concentrati solo sul nostro pensiero. Siamo così convinti di avere ragione che non abbiamo bisogno di sapere se il nostro messaggio è arrivato. Oppure non ascoltiamo l’altro perché pensiamo di sapere già che cosa ne pensa e che cosa ci dirà.
L’ascolto “attivo” è parte integrante del processo
Spesso pensiamo di comunicare e invece stiamo parlando solo con noi stessi, stiamo ripetendo le cose per noi, che ci sia o non ci sia l’altra persona è del tutto ininfluente. Magari sta cercando di interromperci ma noi non lo ascoltiamo, siamo concentrati su di noi e proseguiamo diritto, continuando a parlare.
Quando invece ci rendiamo conto che forse l’altra per- sona non ha capito ricominciamo da capo e ripetiamo senza cambiare una virgola quello che abbiamo detto. Uno degli errori più frequenti nel comunicare è infatti il ripetere le cose dette con le stesse identiche parole, la stessa intonazione della voce, lo stesso ritmo. Ripetiamo spazientiti nella convinzione che sia l’altra per- sona che non ci capisca. E molto probabilmente è proprio così, l’altro non ci ha capito, ma magari perché siamo noi che ci stiamo arroccando su una posizione rigida e vogliamo a tutti i costi che l’altro ci dia ragione, che sia d’accordo con il nostro pensiero che è quel- lo giusto, invece di accettare che l’altro abbia un suo pensiero diverso dal nostro.
Molto spesso alla base di una comunicazione poco efficace vi è una questione di tempo, non dedichiamo il giusto tempo alla comunicazione. Siamo già proiettati su quello che dobbiamo fare dopo, su un’altra urgenza, sul finire il nostro lavoro e non ci fermiamo a verifica- re se il nostro messaggio è arrivato all’altro come avremmo voluto.
Altrettanto spesso omettiamo informazioni, non ci mettiamo “nei panni dell’altro” e crediamo che gli altri abbiano già tutto chiaro, mentre non sempre quello che è chiaro e semplice per noi lo è anche per gli altri. Comunicare bene richiede tempo, tempo che però è ben speso perché ci farà risparmiare tempo dopo, facendoci evitare di iniziare percorsi sbagliati perché l’altro non aveva capito che cosa volevamo dire o anche perché per la nostra fretta abbiamo omesso delle informazioni, e tenendoci lontani da tensioni e conflitti che sono fonte di costi affettivi ed economici, che ci portano lontano dal nostro benessere e dal benessere delle nostre organizzazioni.
Eutekne info – Sabato 3 febbraio 2024 – RIPRODUZIONE VIETATA